II domenica di Quaresima
E questa è la prima parola che vorrei dirvi: gioia!
Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo!
Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento!
La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose,
ma nasce dall'aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi;
nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli,
anche nei momenti difficili,
anche quando il cammino della vita si scontra con problemi
e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti!
(papa Francesco - 24 marzo 2013)
La liturgia, ogni seconda domenica di Quaresima, ci fa ripercorrere il cammino di Gesù insieme ai dodici verso Gerusalemme durante il quale il Maestro cercherà per ben tre volte, senza essere compreso, di svelare il vero significato di questo cammino.
Sul Tabor, che si erge a circa 588 metri sul livello del mare, Gesù propone a questi discepoli una sosta consolante per mostrare la bellezza e la gioia che la passione annunciata porterà con sé. Anche noi, in questo lungo cammino quaresimale, abbiamo bisogno di fermarci per ammirare lo splendore di Dio ed essere travolti dalla sua bellezza. Talvolta, martellati da inviti che ci hanno proposto la preparazione alla Pasqua solo come vigilie, digiuni e mortificazioni di tipo rituale, si è rischiato di vivere il tempo di Quaresima come un triste sacrificio. Il cammino verso la Pasqua è di gioia e di speranza e il cristiano non può limitarsi a essere l'uomo del venerdì santo: il dolore e la tristezza, come dice don Tonino Bello, non possono protrarsi per più di tre ore; la sosta sul Gòlgota è consentita solo da mezzogiorno alle tre del pomeriggio.
La scelta degli apostoli e il momento dell'evento non sono casuali; la sensazione è che l'evangelista, desiderando togliersi un sassolino dalla scarpa ...apri il file...
[1] «16Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento».» (Mt 3, 16-17).
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